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Tuesday, July 16, 2013

Frittelle di Salvia


Oggi avrei voglia di coccole, anzi di una coccola particolare.
Vorrei che qualcuno cucinasse per me della Salvia fritta, fatta bene e curata in modo speciale.

Spesso questi bocconcini me li preparo da me e mi diverto pure nel prepararli, ma oggi no, non ho per niente voglia di darmi da fare in cucina.
E poi non ho delle belle foglie fresche di Salvia, carnose ed abbastanza grandi per questo piatto. Infatti  ho acquistato per ben due volte già una piantina di questa meravigliosa erba aromatica ma entrambe le volte non ha attecchito e si è tutta rinsecchita. 

Allora, credo proprio che mi dovrò accontentare di raccontarvi una ricetta antica un po' particolare per le spezie che contiene e che a me pare buonissima. Ci è arrivata  dal Maestro Martino di Como che ha scritto nel XV secolo.



Frictelle de Salvia

Piglia un poco di fiore di farina, e distemperala con ova et zuccaro, et un poca di canella et zafrano perchè sia gialla; et habi de le foglie de salvia integre, et ad una ad una l'integnirai o involterai in questa tale compositione, frigendole nel strutto o in bono olio.


E le dosi? ... sono inutili, sono un optional!
Quale scalco, quale massaia del 1400 non è in grado di regolarsi da sé?

Monday, July 15, 2013

Marmellata di Albicocche

L’estate è la stagione dei frutti.  Naturalmente sarebbe bello avere un giardino con qualche albero da cui coglierla direttamente, ma anche se questo non è il caso e viviamo in città,  ne troviamo tanta sui mercati.

Una buona idea è preparare delle marmellate.
Le marmellate sono facilissime da fare ed anche veloci. Quelle casalinghe sono decisamente migliori di quelle industriali prima di tutto perché la frutta “ l’abbiamo conosciuta di persona” come dice De Crescenzo a proposito dei pomodori e della salsa fatta in casa nel libro ( ad anche nel film) Così parlò Bellavista e quindi siamo certi sia della qualità che della sua quantità, ma anche perché non contengono additivi particolari né prodotti chimici di sorta e, quel che è davvero importante, sono sempre molto meno dolci di tutte le marmellate commerciali.
Perciò non sentitevi intimidite nell’intraprendere questa ricetta da nonne che gli strumenti di oggi rendono davvero semplice.

Oggi vi parlo della marmellata di albicocche perché l’ho appena preparata, percé al mercato ho trovato delle belle, piccoline ma molto buone. Un acquisto non premeditato, ma occasionale.

È stato venerdì, il mercato era in chiusura, faceva molto caldo e le bancarelle di frutta e verdura che avevano quasi esaurito la merce esposta stavano abbassando drasticamente i prezzi.

Il bello delle marmellate fatte in casa è che le potete aromatizzare come volete e quindi, senza esagerare, datevi anche agli esperimenti.
Vi servono:

Albicocche mature, morbide ma sode
Zucchero semolato.
Tempo necessario per la cottura: circa un'oretta

METODO
Non indico le dosi perché sono sempre variabili a seconda della dimensione della frutta e dal loro tenore in zucchero.
Una scuola di pensiero generale vuole che frutta e zucchero siano presi nella stessa quantità ma non è mai così e le variazioni possono essere tante.
Io mi attengo ad una diversa proporzione che dice che lo zucchero deve essere al massimo ¾ del peso della frutta pulita, cioè senza noccioli. Al massimo, perché quasi sempre ne uso meno, ma anche questa è una regola indicativa. Imparate sempre a basarvi sul vostro gusto e vedrete che imparerete a fare la scelta giusta.
Un chilo di frutta fresca e di buona qualità, cioè non sciupata i cui frutti sono tutti in buone condizioni, una volta eliminati i noccioli e ripulita ulteriormente da eventuali imperfezioni, si ridurrà a circa 800 gr.
In questo caso io aggiungo non più di 400 gr. di zucchero.
Vedete quindi che sono decisamente lontana i consigli generali di massima”.


Prendete le albicocche, lavatele, asciugatele e lasciatele all’aria per almeno un’oretta in modo che si asciughino del tutto. Snocciolatele spaccandole a metà con le mani ma non gettate via i noccioli che sono ottime mandorle amare e e che, in parte serviranno nella marmellata.
Se proprio volete, con un coltellino tagliate ancora a metà ogni mezza albicocca mettendo la frutta in un tegame smaltato o di acciaio inox che abbia i bordi abbastanza alti.
Tutta la frutta è sempre un po’ acida e quindi è meglio non cuocerla in pentole di alluminio o di metallo che potrebbero ossidarsi anche se in modo impercettibile e quindi far passare un po’ di questo ossido nella marmellata. Preferisco essere prudente ed anche se spesso si è consigliato di cuocere le composte di frutta in tegami di rame non lo faccio più da tanto tempo.
Versate sulla frutta lo zucchero, coprite il tegame e lasciate riposare il tutto per alcune ore.
Vedrete che lo zucchero comincerà ad agire sulla frutta e ne farà uscire l’acqua che contiene, dando inizio anche ad una lenta e brevissima fermentazione che è positiva e produce essa stessa degli zuccheri.Quando il liquido sarà arrivato quasi al livello della frutta e lo zucchero sarà completamente sciolto, rimestate bene  e mettete al fuoco a  bassissima temperatura sopra uno spargi fiamma per evitare che la frutta attacchi al fondo.

Attenzione perché, mentre si scaldano, la frutta ed il suo liquido dolce formano una schiumetta che, al momento della bollitura, farà scappare lo sciroppo dolce fuori dalla pentola.
Questo si può evitare sia schiumando il contenuto del tegame, cioè togliendo la schiuma con un cucchiaio o meglio con una schiumarola, sia rimestando di tanto in tanto. Insomma, non potete lasciare la marmellata da sola sul fuoco mentre voi vi occupate d’altro!
Se succede non preoccupatevi troppo. E’ capitato a tutte qualche volta nonostante l’esperienza della cuoca.

Dopo il momento critico, continuate la cottura sempre a fuoco lentissimo in modo che lo zucchero non caramelli e la marmellata possa mantenere il suo colore chiaro, che per le albicocche è un bellissimo arancione brillante.

Intanto rompete i noccioli di albicocca, affettate o spezzettate 4 o 5 semini ed aggiungeteli alla frutta.
Questa volta, seguendo il consiglio di una blogger, ho aggiunto in cottura anche un rametto piccolo di rosmarino e devo ammettere che il suo aroma mescolandosi con il delizioso sapore delle albicocche ha dato un risultato eccellente.

Mano a mano che il liquido diminuisce dovrete fare più attenzione che la frutta non attacchi sul fondo. Quindi rimestate con frequenza aiutando le albicocche a spappolarsi.

Ora, potete lasciare la frutta a pezzettini morbidissimi, ma in tal caso sarà opportuno aver previsto una quantità maggiore di zucchero, oppure, come faccio io, tolto il tegame dal fuoco, con l’aiuto di un frullatore ad immersione potete ridurre tutto ad una crema omogenea che sarà più facile da spalmare. Rimettete al fuoco per non più di 5 minuti e la marmellata è pronta.

Io credo comunque che lo avrete già scoperto da sole perché il profumo delicato che avrà invaso la cucina e vi avrà spinto forse anche a più di un assaggio compulsivo… Ma trattenetevi! state preparando una marmellata cioè qualche cosa da usare in piccole quantità e nel tempo sul pane o nelle torte e sul gelato.
Questa marmellata è magnifica sulla Sachertorte, la famosa e buonissima torta austriaca al cioccolato.

Ora viene il momento di mettere la marmellata nei vasetti.
Io ho l’abitudine di conservare sempre i vasetti dei prodotti che acquisto, ma dato che faccio in casa molte cose, mi trovo spesso a non averne abbastanza. Mi capita però di riceverne in regalo da qualche amica o di comprarne quando ne trovo di carini e convenienti. Sempre vasetti di vetro, naturalmente, che devono essere pulitissimi e prima dell’uso vanno sterilizzati (potete farlo nel forno a microonde). Anche i tappi devono essere in ottime condizioni, senza traccia di ruggine o di deformazioni ed anche loro ben puliti ed asciugati.

Versate la marmellata ancora calda nei vasetti aiutandovi con un mestolino. 
Per chiudere i vasetti di marmellata troverete una infinità di tecniche, tutte ottime. Spesso ci si regola secondo il modo che potremmo aver visto usare da nostra mamma o nostra nonna, se avevano l'abitudine di fare marmellate.
Come fanno alcuni potete, una volta ben chiuso il vasetto capovolgerlo e lasciare che la marmellata si raffreddi così, oppure potete sterilizzarli come si fa con la salsa di pomodoro ed altre conserve nell’acqua o a vapore; potete anche sigillare la superficie della marmellata versandoci sopra uno strato di paraffina.
Io uso un altro sistema. Taglio nella carta forno dei dischetti della stessa dimensione dell’interno del vasetto, là dove arriva la marmellata.
Imbevo questo dischetto di alcool alimentare puro o, più spesso, di qualche liquore che a seconda dei casi sarà vodka, brandy, anice forte o altro. Lo appoggio sulla marmellata quando è ancora calda ma non bollente, facendolo ben aderire ed eliminando le bolle d’aria che possano essere rimaste intrappolate sotto la carta e verso sopra il tutto un cucchiaio circa dello stesso liquore in modo che copra tutto per bene. Infine chiudo il vasetto con più forza che posso.
Molte persone, per essere più sicuri che la marmellata si conservi aggiungono alcuni grammi di Acido Salicilico o di Acido Ascorbico prima di invasare.
Non è una aggiunta dannosa, l'uno è la base dell'aspirina e l'altro è vitamina C ma è comunque una precauzione del tutto inutile. Invece dell'acido ascorbico potete aggiungere alla frutta, prima di metterla al fuoco, del succo di limone ma sappiate che il sapore sarà leggermente aspro.  Con qualche frutto secondo me muta un pochino il sapore della frutta che, in realtà ha tutta già da sola e senza aggiunte un buon contenuto di Acido Ascorbico perché è ricchissima di vitamina C. Comunque è buona cosa sapere che, essendo la vitamina C termolabile, in cottura scomparirà completamente.

Thursday, July 11, 2013

Tahini home made

La Tahini è una pasta di semi ed olio di sesamo che si usa molto nella cucina medio orientale.
Se ne prepara un’ottima salsa, la Salsa Tahinah delicata e specialmente adatta a piatti di carne arrostita che trovate tra le ricette di salse del mio libro La Storia nel Piatto.
Inoltre fa parte degli ingredienti dell’Hummòs me tehinah cioè della crema di ceci, e qualche volta anche di fave, a cui dona una gusto delicato e che è servita sia per contorno che come dip tra i mezédes.
La possiamo comperare già pronta oltre che nei negozi di specialità medio orientali e nordafricane anche nei nostri supermercati occidentali.

Pochi sanno però si prepara molto facilmente in casa e che la versione casalinga è molto più buona di quella industriale anche perché siamo del tutto certi che è fatta proprio di sesamo.

Bastano poche cose:
- Semi di sesamo (io uso quelli chiari decorticati) che siano da agricoltura biologica
- Olio di sesamo o comunque olio vegetale leggero ed insapore nella proporzione di circa ¼ della quantità (volume) di semi
- Un Mixer elettrico abbastanza capace e facile da pulire
.



Le dosi che ho consigliato non sono obbligatorie e potete variarle a vostro gusto, tenendo presente che il risultato deve essere una pasta abbastanza morbida e non un olio ai semi di sesamo.

METODO
Prendete una teglia da forno ricoperta con la carta forno e distribuiteci sopra i semini di sesamo.
Metteteli in forno caldo a circa 200° C. per farli arrostire ma curate da vicino questa fase. I semini dovranno abbrustolirsi ma non bruciarsi.
Se prenderanno colore anche la vostra tahini avrà un colore più scuro ed un gusto meno delicato.
Lo so bene perché questo è ho fatto anche io questo errore la prima volta.
Quando mi è capitato non ho buttato via tutto, perché i semi non erano ancora bruciati ed la tehini è riuscita comunque buona, ma le volte successive con un po’ di attenzione in più il risultato è stato più delicato e quindi migliore.

Una volta abbrustoliti e raffreddati, mettete nel mixer tutto il sesamo ed una parte dell’olio e frullate a tutta velocità per poco tempo in modo che la pasta si cominci a formare e con la spatola pulite le pareti interne del cestello del mixer. Unite poi il resto dell’olio e ricominciate a frullare ripulendo continuamente le pareti fino a quando avrete ottenuto un composto liscio di un bel colore dorato.
Quando vi sembra pronta, versate la tehini così ottenuta in un vasetto che si possa chiudere molto bene, aiutandovi con una spatola per recuperare bene tutta la pasta e l'olio.
Chiudete il vasetto e riponetelo in frigorifero per usarlo quando vi servirà.

La tahini ha un gusto delicato e morbido che si avvicina a quello delle nocciole. Si combina bene con molte cose e potrebbe anche essere spalmata sul pane per farne delle tartine nutrienti.
Certamente è piuttosto calorica e quindi anche se siete golosi, non esagerate.
Un altro motivo per consumarla in modo moderato è che l’olio contenuto nei semi di sesamo ha una alto contenuto di acidi Omega 6 che devono essere tenuti sempre in equilibrio con gli Omega 3.
I semi di sesamo sono ricchi di molte sostanze importanti per noi e sono una fonte importante di calcio, magnesio, ferro, fosforo, zinco, manganese e rame. Sono anche ricchi di fibre e di vitamina B1.

Potete conservare la tahini preparata in casa in frigorifero, in un vasetto ben chiuso, per diverse settimane.

Sunday, July 07, 2013

Archeologia sperimentale: Vini Archeologici Romani

Gironzolando alla ricerca di notizie sui cibi e le bevande nella Gallia antica mi sono imbattuta in siti dove si parla di archeologia sperimentale, una branchia dell'archeologia che si propone di riprodurre nella pratica le deduzioni ricavate dai ritrovamenti quando riguardano tecniche costruttive o produttive.
Mi pare, a quanto ne so io, che questa corrente dell’archeologia sia molto più diffusa e considerata in Inghilterra ed in Francia che non in Italia.

Così ho trovato proprio in Francia alcuni vinificatori appassionati che, anche con l’aiuto degli archeologi hanno provato a produrre vini  seguendo le antiche indicazioni.

Un esempio è il MAS DE TOURELLE, una azienda vinicola ma anche una sperimentazione sullo stesso sito di una antica città gallo-romana nel territorio di Montpellier.
L’azienda produce dei vini archéologici romani e sembra proprio che li produca facendo uso dei dolia seguendo le indicazioni emerse dagli scritti di Columella e di altri antichi scrittori.
I vini archeologici di ispirazione romana prodotti al Mas de Tourenne sono tre ed uno di essi è il MULSUM, un vino dolce che i Romani bevevano soprattutto come aperitivo, per accompagnare quelli che oggi chiameremmo antipasti, cioè durante la gustatio.

Nel Sud della Francia ci sono un buon numero di appassionati che cercano di non rompere del tutto con le tradizioni antiche. Anche in Italia esistono molti produttori così, ma in Italia è molto più difficile trovarli e sicuramente nessuno promuove adeguatamente queste iniziative. Quindi, mi sento di dire che in Italia, per fare qualche cosa del genere bisogna avere molto più coraggio.

Certamente in queste avventure c’è anche una buona parte promozionale perché se usati bene il rispetto per le tradizioni antiche e la loro conservazione esercitano una attrazione importante sul mercato, ma  se il vino è buono e ben fatto non c’è assolutamente nulla di male. Anzi direi che l’operazione è addirittura lodevole.

Friday, July 05, 2013

Aïgo Boulido

Aigo boulido in French means "eau Bouillie", cooked water and is a traditional soup of Provence and Languedoc.

It is water, boiled with garlic and sage, and poured on slices of stale bread rubbed with fresh garlic and topped with olive oil.

I do not know if this soup is yet popular today, but it was once considered a meal for the day after party and its revelry, a preparation almost miraculous, which fixes problems due to having eaten and drunk too much.

A proverb enhances its salutary effects: Aïgo boulido sauvo la vido, ie Aïgo boulido saves lives.

Are certainly not to be underestimated even economic aspects.

In Camargue, a peasant variant   is called "Bouillabaisse borgne ", Fake Bouillabaisse. In fact it has nothing to do with the Bouillabaisse, it does not contain  fish but simply poached eggs and some vegetables.

Wednesday, July 03, 2013

Cucina Mediterranea non è solo Ricette

Interessarsi alla cucina mediterranea non significa semplicemente occuparsi di ricette, cibi e modi di preparazione ma soprattutto avere attenzione a tutto il sistema culturale e sociale di cui la cucina è una delle espressioni, un sistema che riguarda tutti gli aspetti del vivere, da quelli sociali e psicologici, a quelli ambientali ed a molti altri.
Parlare di cibo significa quindi anche conoscerne tutta la filiera ma anche avere una particolare attenzione per i modi di coltivazione, di trasporto e di conservazione che in realtà fanno parte integrante del sistema stesso e che di nuovo ci riportano alla cultura e alle civiltà locali.

Il cibo mediterraneo è parte di uno schema alimentare ampio che ha dato prova di essere molto accogliente per quanto riguarda il tipo di prodotti su cui si basa, spesso originari di territori diversi ed a volte anche lontani dalle rive di questo mare, come dimostra la Storia. Tuttavia esso è sempre stato anche un sistema molto cauto nell’accettare le novità ed i cambiamenti su larga scala o le trasformazioni repentine.

Diffondere la cultura e l’alimentazione mediterranea e sostenerla significa promuovere la filosofia che la supporta ed il sistema sociale a cui è collegata. Un sistema semplice e salutare:
  1. Il cibo, il vino e la tavola sono occasioni sociali.  
  2. I cibi stagionali e locali e soprattutto freschi e di stagione sono i migliori.
  3. Non abusare nel consumo di carne e soprattutto nel consumo di carne rossa.
  4. Tutti i prodotti della natura  hanno un loro valore: non sprechiamoli ma valorizziamoli.
  5. Impariamo ad usare cotture rapide.
Se analizziamo questi 5  consigli vedremo che ognuno di essi ha effetti benefici sulla salute di chi si siede a tavola, ma anche su quella del territorio in cui la persona vive ed in definitiva del pianeta.

Incominciamo ad abbracciare questi principi ed a diffonderli e la nostra impronta sull’ambiente sarà meno distruttiva, anzi addirittura costruttiva e forse anche favorevole allo sviluppo di aspetti sociali, lavorativi e culturali migliori e più positivi in molti ambiti della vita.

Monday, July 01, 2013

Il Nocino di Mezza Estate



Si prendono 33 noci raccolte dai 15 ai 22 Giugno. Se le noci fossero piccole si arriverà alle 40, si tagliano a fette e si ripongono in damigiana, indi si versano 6 once spirito dai 36 ai 38 gradi 1/4 d'oncia di garofani 1/8 di cannella regina in canna rotta in piccoli pezzi indi si tura bene la damigiana e si lascia per 35 o 40 dì in un luogo dove il sole lo possa visitare . Poscia si prendono oncie 5 zucchero si ripone in casseruola e si là bollire con un po' d'acqua fino a che il liquido sia del color d'ambra e sia tirato a filetto, poscia giù dal fuoco con avvertenza di farlo raffreddare in un vaso di terra, e raffreddato che sia si versa il liquido nella damigiana e turato bene lo si espone di nuovo al sole per 15 dì. Ogni dì si agita indi passalo per un buon filtro aggiungendovi un poco d'acqua e questa più o meno secondo il gusto del palato, indi si ripone in bottiglie ben turate.