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Saturday, February 15, 2014

Mastroberardino: a family and its wine

The Mastroberardino family for over two centuries deals with wine.
The first evidence of the presence in Irpinia date back to the Land Registry Bourbon, in the middle of the eighteenth century, a time when the family chose the village in the province of Avellino Atripalda their headquarters, where they are still located on the old cellars, and there originated in offspring that their fate inextricably tied to the cult of the wine. Since then I have spent 10 generations that have carried on the business of the family of origin ups and downs: the phylloxera, the first and the second world war that depopulated the countryside and the earthquake that struck so disastrously in the 70 territory.
"We defended our traditions and our tastes gaining recognition worldwide. Pliny spoke of Fiano and Falanghina in these areas, we fought to preserve the history" was use to tell to those who visited the winery Antonio Mastroberardino, the guru of wines from Campania, who died last January aged 86. It 'about her though many winemakers have retained the Irpinia Aglianico vines, Taurasi, Fiano and against any Greek fashion, against any approval of taste would say almost ahead of its time, at a time when the Ministry of agriculture pushed to replace old varieties with more productive, Trebbiano and Cabernet.

Sunday, July 07, 2013

Archeologia sperimentale: Vini Archeologici Romani

Gironzolando alla ricerca di notizie sui cibi e le bevande nella Gallia antica mi sono imbattuta in siti dove si parla di archeologia sperimentale, una branchia dell'archeologia che si propone di riprodurre nella pratica le deduzioni ricavate dai ritrovamenti quando riguardano tecniche costruttive o produttive.
Mi pare, a quanto ne so io, che questa corrente dell’archeologia sia molto più diffusa e considerata in Inghilterra ed in Francia che non in Italia.

Così ho trovato proprio in Francia alcuni vinificatori appassionati che, anche con l’aiuto degli archeologi hanno provato a produrre vini  seguendo le antiche indicazioni.

Un esempio è il MAS DE TOURELLE, una azienda vinicola ma anche una sperimentazione sullo stesso sito di una antica città gallo-romana nel territorio di Montpellier.
L’azienda produce dei vini archéologici romani e sembra proprio che li produca facendo uso dei dolia seguendo le indicazioni emerse dagli scritti di Columella e di altri antichi scrittori.
I vini archeologici di ispirazione romana prodotti al Mas de Tourenne sono tre ed uno di essi è il MULSUM, un vino dolce che i Romani bevevano soprattutto come aperitivo, per accompagnare quelli che oggi chiameremmo antipasti, cioè durante la gustatio.

Nel Sud della Francia ci sono un buon numero di appassionati che cercano di non rompere del tutto con le tradizioni antiche. Anche in Italia esistono molti produttori così, ma in Italia è molto più difficile trovarli e sicuramente nessuno promuove adeguatamente queste iniziative. Quindi, mi sento di dire che in Italia, per fare qualche cosa del genere bisogna avere molto più coraggio.

Certamente in queste avventure c’è anche una buona parte promozionale perché se usati bene il rispetto per le tradizioni antiche e la loro conservazione esercitano una attrazione importante sul mercato, ma  se il vino è buono e ben fatto non c’è assolutamente nulla di male. Anzi direi che l’operazione è addirittura lodevole.

Tuesday, May 28, 2013

Josco Gravner ed il vino nelle anfore

Non conosco di persona Josco Gravner, lo conosco soltanto per quello che ho appreso  di lui  e del suo amore per la terra ed il vino su web.

Il suo punto di vista mi è piaciuto. Corrisponde al 100% con quello che penso io con una differenza: lui oltre alle idee ci mette anche il suo lavoro e la sua fatica.

La mia ammirazione è nata prima di assaggiare il suo vino.
C'è qualche cosa di  semplice e di sacro insieme nel suo modo di pensare alla terra ed al vino, qualche cosa che risveglia echi e nostalgie di antichità.

Se ancora esistesse l'azienda vinicola che era della mia famiglia ed ancora fosse in vita mio padre sono pronta a scomettere che prima o poi anche lui proverebbe a fare il vino nello stesso modo.

Josco Gravener fa il vino in anfore interrate nel pavimento della cantina, proprio come è stato fatto fino al I° secolo avanti Cristo, anfore che Catone il Censore nel suo De Agri Cultura chiama Dolia.
Questo sistema ormai dimenticato si è conservato grazie ai piccoli vinicoltori del Caucaso meridionale, soprattutto della Georgia e dell'Armenia, che non hanno mai smesso di praticarlo anche se soltanto su piccola scala ed a livello familiare dopo le modifiche introdotte dal governo sovietico che hanno messo in grave pericolo la rinomata qualità dei vini di quelle regioni citati persino nell'Iliade e nelle Argonautiche, qualità che non dipende soltanto delle uve ma anche dall'antico metodo di lavorazione.



Josco Gravner fa il suo vino nelle anfore lasciando a lungo nel liquido di spremitura graspi e vinacce e poi lo fa maturare per alcuni anni in grandi tini o grandi botti di legno, fino all'imbottigliamento.
Ma non si tratta soltanto di questo.
Tutto parte dalla cura della terra e della natura che devono essere sane, dall'attenzione nel trattare l'uva stessa ed i vigneti e dal fatto che questa vinificazione non ha bisogno di nessuna aggiunta di lieviti né di refrigerazione ma soltanto di molto lavoro.
Insomma non è un semplice sistema di coltivazione ma una filosofia, quasi una religione.
Per capire meglio vi consiglio di guardare questo video e di leggere questa intervista.


Gravner è stato il primo in Italia a sperimentare coraggiosamente questo metodo antichissimo, che tutti avevano abbandonato da circa 2000 anni. Un metodo che certamente la vinicultura moderna ed estensiva, che come tutta l'industria di oggi ha l'obiettivo del continuo aumento della produzione, delle vendite e dei guadagni, non potrebbero mai permettersi perché richiede molta perizia ed attenzione, troppa, e soprattutto un cambio totale di intenti.

Non sto facendo pubblicità ai vini di Gravner  che non ne hanno bisogno ma al suo modo di porsi verso il mondo.